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Il pomeriggio di incontri di venerdì 2 settembre è proseguito con l’ex sindaco di Venezia, arrivato a Matera dall’Europa Summer School di Maratea. Ha partecipato all’appuntamento anche il sindaco di Matera Adduce, città che condivide con il capoluogo veneto la candidatura a Capitale europea della cultura. A orientare la conversazione, moderata da Emanuela Patti, le domande e le curiosità dei partecipanti alla Summer School, secondo quattro filoni principali: Nord-Sud, democrazia partecipata e cittadinanza responsabile, politica italiana e cittadinanza e rete.

Emanuela_Patti con Massimo Cacciari


La politica dell’ascolto. Sollecitato sul ruolo del sondaggio deliberativo nella qualità del dibattito pubblico, Cacciari ha ricordato come il politico non debba rispondere alle domande: deve prima ascoltarle. “Anche se, purtroppo, oggi spesso si interessi di più a convincere sulla bontà delle sue convinzioni”.
Il filosofo pratico. Filosofo e amministratore insieme, Cacciari ha evidenziato come fare filosofia significhi avere coscienza del proprio tempo, dunque produrre concretezza – similmente a quanto fa l’amministratore pubblico. “Socrate faceva l’animale politico ma era assai pratico” – ha ricordato.
Patto tra generazioni: l’accordo c’è, se si compete. In merito ai problemi di sostenibilità finanziaria e pensioni, in Italia un patto tra generazioni è possibile solo se si attivano risorse per valorizzare e formare capitale umano: il patto “consiste nell’armare i giovani per competere, rafforzando scuola, formazione, ricerca”.
Magari ci fosse “la” casta! Ha ironicamente auspicato Massimo Cacciari, che ha ricordato come in Italia, di caste, non ce ne sia solo una, ma ce ne siano molte. “Questo è un Paese organizzato per caste: politici, notai…” – ha spiegato, facendone derivare un problema di democrazia, “inventata per una ragione precisa: la mobilità sociale”. Laddove quest’ultima è ostacolata, non c’è democrazia.
Tutti a scuola di cittadinanza attiva. Per essere cittadini impegnati è necessaria una leva emotiva – “il fatto che, a un certo punto, uno non ce la faccia più” – ma, per produrre effetti, bisogna informarsi, guardarsi intorno, conoscere gli strumenti su cui si può puntare. Tuttavia, “non c’è nessun metodo aureo per diventare cittadino attivo: la cittadinanza attiva è un processo di formazione, sul quale bisogna puntare”.
Rinascita pubblica, rinascita del pubblico. “I funzionari pubblici devono essere motivati, non solo persone valutate sulla base di quanto timbrano o quante ore stanno in ufficio” replicando il modello fordista.
Futuro multiculturale: solo se ci si riconosce. L’Italia – storicamente luogo di incrocio tra culture ed etnie del mediterraneo – può affontare le sfide del multiculturalismo, rendendo l’apertura e l’accoglienza una vera risorsa per il Paese. “Ma – si è dimandato il filosofo – qual è il modello ideale di integrazione? Certamente non è quello di assimilazione: non si può chiedere alle persone di diventare uguali a noi. Né quello di giustapposizione, ovvero ‘segui le tue abitudini, questo è il tuo ghetto’. Bisogna lavorare – ha concluso – sul riconoscimento reciproco del valore dell’altro, e sulla moltiplicazione di opportunità laddove via sia reale prospettiva”.