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La mobilità è la qualità di ciò che si muove facilmente.
E’ sinonimo di dinamicità, richiama facilmente alla mente i concetti di agilità, vivacità intellettuale, apertura al futuro, progresso.
Un suo contrario è stabilità che è un desiderio ancestrale dell’umanità, ci è stato tramandato da generazioni. Ma siamo sicuri che è sempre la stabilità che dobbiamo cercare?
A pensarci bene, l’uomo non è nato stabile ma nomade, si muoveva dove trovava cibo e un riparo sicuro. Quando le condizioni ambientali o sociali non erano più favorevoli lasciava tutto e si spostava in altri luoghi, spesso affrontando lunghe traversate e fronteggiando enormi difficoltà. A questo dobbiamo la straordinaria espansione delle prime comunità umane dal corno d’Africa in tutto il mondo.
E’ stato l’affermarsi dell’agricoltura a rendere il genere umano stabile, necessariamente stabile, legato alla terra che lavorava. Da questo è derivata per secoli l’immobilità non solo fisica ma anche sociale e culturale delle persone meno abbienti. Ma già nell’antichità chi poteva disporre di sufficienti risorse economiche, si muoveva: i grandi mercanti, i governatori, i magistrati e i prefetti, i grandi generali…
Roma antica era una città multietnica. Come Atene, Cartagine e tante altre dove confluivano persone da tutti i paesi circostanti alla ricerca delle migliori opportunità.
E anche i giovani più abbienti uscivano dalle case dei padri e andavano a studiare dove c’erano le scuole e i filosofi più importanti dell’epoca – ad Atene, Efeso, Mileto – per prepararsi a ricoprire i ruoli preposti alla classe dirigente di allora.
Poi, in epoca moderna, non è stata più la terra a legare gli individui ai luoghi ma le grandi fabbriche, le miniere, i cantieri o, più semplicemente ancora, il proprio stato di nascita o la propria religione. Basti ricordare il proletariato urbano delle grandi città industriali e i quartieri ghetto di ogni tipo.
La straordinaria rivoluzione che viviamo nei nostri tempi, invece, è che l’accesso a questo tipo di mobilità si è esteso ad una fascia amplissima di popolazione come mai in precedenza.
Non è mai accaduto alle generazioni passate di poter vivere in un qualunque paese d’Europa da cittadini, con pieni diritti e senza bisogno di alcun tipo di permesso. Nessuno dei nostri nonni o padri ha avuto l’opportunità di restare in contatto quotidiano con i propri affetti e con i vecchi amici vivendo a migliaia di chilometri di distanza.
Lo sviluppo della rete globale ha reso possibile tutto questo, supportando la rivoluzione dei social network e l’affermazione dei protocolli voip, che abbattono anche la barriera del costo delle comunicazioni.
Non bastasse questo i voli “low cost” hanno cambiato radicalmente il trasporto aereo mutando il concetto di mezzo privilegiato per le elite e trasformandolo in economico e accessibile a tutti.
Negli ultimi dieci anni, solamente in Europa il traffico aereo è aumentato del 45% ed è divenuto capillare e ramificato come mai in passato.
Non dobbiamo sprecare questa incredibile opportunità che ci viene data. Anche se a volte sembra così difficile lasciare il proprio paese, la propria città, a volte persino il proprio quartiere.
Perché? Perché ci dobbiamo allenare alla mobilità, imparare da giovani, scoprire presto la bellezza delle opportunità che porta con sé.
Nessun grande musicista ha imparato a suonare il proprio strumento in età adulta, nessun campione dello sport ha cominciato a gareggiare da grande, c’è un età in cui ci è facile apprendere qualsiasi cosa. Impariamo anche a muoverci!
Ma come si fa? Se vogliamo imparare a suonare la chitarra dobbiamo esercitarci, provare e riprovare, non scoraggiarci, quando ci riusciremo non ci ricorderemo più dei sacrifici.
E’così che dobbiamo fare con la mobilità, dobbiamo partire da ragazzi, fare esperienze fuori dal nostro paese, affrontare le difficoltà. Ci saranno momenti in cui ci sentiremo soli, altri in cui avremo un grande desiderio di tornare a casa, ma saranno proprio questi che ci daranno gli stimoli giusti per lottare, sfidare noi stessi e superare lo sconforto iniziale.
E allora si apriranno scenari nuovi ed emozionanti, nuove amicizie, culture sconosciute che ci arricchiranno a non finire, scopriremo il bello della diversità, prenderemo il meglio da ogni posto in cui vivremo e quando sarà il momento di tornare a casa non saremo più gli stessi di prima.
Imparare a muoversi non è affatto qualcosa di puramente teorico, possiamo cominciare già al liceo con i programmi di interscambio culturale, me è soprattutto  all’università che potremo cogliere le opportunità migliori con il progetto Erasmus, la tesi all’estero, i Master.
Tutto questo può essere fatto anche senza grandi disponibilità economiche.
In primo luogo dovremo scegliere i programmi per i quali è prevista una borsa di studio o un alloggio, anche svolgere piccoli lavori può aiutare: non solo a mantenerci negli studi ma anche ad apprendere ancora di più, a sviluppare capacità di relazione a crescere come individui.
Può essere di aiuto anche scegliere paesi in cui il costo della vita non è altissimo, un’esperienza di studio o di lavoro in Inghilterra non è necessariamente più qualificante di un esperienza in Polonia o in Ungheria. Stiamo attenti però a scegliere dei poli di eccellenza per il nostro settore nei paesi in cui ci indirizziamo.
Alla fine ci sentiremo più Italiani che mai, legati alla nostra terra  ma pronti a cogliere le migliori opportunità laddove ci verranno offerte, con coraggio, con entusiasmo e, credetemi, anche con allegria!
(Mario Di Domenico)