Venerdì 2 settembre, pomeriggio. Occasione di incontri per i partecipanti alla Summer School che hanno ascoltato le testimonianze di Selene Biffi e Massimo Cacciari. Nelle sale dell’Hotel Gattini, studenti e cittadini hanno potuto dialogare di Buongoverno e Cittadinanza responsabile.
Selene Biffi. Ventinove anni, lombarda laureata in Bocconi, Selene Biffi ha condiviso con la sala il suo impegno di cittadina attiva per la crescita dei cittadini di Paesi terzi. Partita da sola, ha creato Youth Action for Change – associazione che, come RENA (di cui fa parte), si nutre dei contibuti volontari di professionisti in tutto il mondo.
Vent’anni: troppo pochi per essere finanziati. La volontarietà però non basta: Selene ha raccontato come, nel suo progetto, spesso abbia incontrato rifiuti da parte dei finanziatori – sfiduciati per la sua troppo giovane età. Oggi Selene lavora come consulente e sta sviluppando proposte innovative per le imprese che vorrebbe coinvolgere nel suo progetto: Plain Ink, libri multiculturali a fumetti per educare i bambini. Dopo il primo, dedicato al Marocco, Selene sta oggi lavorando a quello dedicato alla cultura Indiana. Ma non finisce qui.
Business e sociale: la reputazione genera alfabetizzazione. 15mila euro: questo il budget necessario per il nuovo progetto di Selene, alfabetizzare i bambini in Afghanistan. Una cifra minima per i potenziali investitori, a fronte di un notevole ritorno di immagine – consapevolezza che, tuttavia, stenta a decollare. “Per creare sostenibilità economica ai miei progetti – sostiene Selene – so di dover creare un impatto. Bisogna acquisire valore per gli stakeholder, soprattutto se non è immediatamente percepibile il nostro impatto sulla loro mission.”
Nuovi italiani: risorsa per il Paese. Tornando a discutere dello Stivale, Selene ha poi ricordato quanto i giovani immigrati siano una risorsa. Oggi l’8% della popolazione, la maggior parte bambini, sono portatori non solo di “culture” ma anche di cultura: secondo dati dell’Emilia Romagna, oggi ogni cittadino immigrato legge tre libri in italiano e cinque nella lingua madre ogni anno.
Che impresa, l’impresa sociale! Selene ha concluso condividendo le difficoltà di fare impresa sociale oggi in Italia: “L’ecosistema dell’imprenditoria sociale è solo all’inizio in Italia – ha sottolineato – Il settore sociale e associativo in Italia è fermo agli anni ’70”. E oggi – ha concluso – nel Paese o sei un’impresa o sei sociale”. Emblematico.