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Primo panel. Creative pedagogical challenges to long term sentencing and the prison industrial complex. Sarah Ross School of the art institute of Chicago

La terza giornata si apre con una riflessione dedicata ad un’istituzione sociale controversa: il carcere. E in particolare all’esperienza statunitense che rappresenta il paese con la maggior percentuale di persone incarcerate al mondo e con pene superiori ai 50 anni. Negli ultimi venti anni c’è stato un netto peggioramento dei programmi dedicati alla popolazione carceraria: mentre fra gli anni ’50 e ’90 gli Stati e la Federazione garantivano molte attività all’interno degli istituti carcerari come l’accesso all’istruzione secondaria o la promozione di biblioteche, nel 1994 il Crime Bill Act ha vietato i finanziamenti per attività di formazione.

Nel corso del panel è risultato evidente quanto una scelta di tale portata non solo abiliti l’istituto carcerario ad una funzione rieducativa ma lo trasformi in un luogo disumano in particolare per coloro che devono scontare pene pari all’intera durata della loro vita.

In un’ottica diversa invece stanno operando negli ultimi decenni molte  ONG, Università, Fondazioni grazie alle quali hanno preso vita moltissimi programmi che vanno a sostituire, là dove possono, l’operato del pubblico. In aula gli allievi e le allieve della Summer di Rena 2018 hanno potuto conoscere grazie al racconto di Sarah Ross il “Prison+neibourhood art project”, un progetto nato dall’insegnamento di Margareth Burroghs che ha incoraggiato molti uomini del Carcere di Stateville nell’Illinois a vedere le proprie celle come dei luoghi di studio o dei veri e propri laboratori. Oggi il p-Nap è impegnato nello stesso istituto detentivo a promuovere corsi d’arte, letteratura, storia e corsi universitari.

Re-Interpretare un’istituzione come quella del carcere è possibile, moltissime realtà negli Usa stanno lavorando affinché questi luoghi possano diventare spazi dove la dignità della persone recluse è garantita, rispettata e sostenuta.

Secondo panel. Democrazia, partecipazione e movimenti. Reinventare i governi. Caterina Avanza (En marche), Paolo Gerbaudo (King’s College), Michele De Palma (FIOM).

Come stanno cambiando le formazioni sociali che classicamente hanno rappresentato negli ultimi due secoli gli interessi dei cittadini? E di fronte alla crisi della rappresentanza come cambiano i corpi intermedi in Italia e in Europa?

Paolo Gerbaudo ci ha accompagnato attraverso una lettura di quei partiti europei che non amano definirsi tali ma che stanno rafforzando un ritorno a questa forma di organizzazione data fino a qualche tempo fa in via di declino. Il Movimento 5 stelle, Podemos, La france Insoumise potrebbero essere annoverati come un nuovo modello di partito che integra le sfere digitale e delle piattaforme nella loro natura. Diverse gli aspetti analizzati: la gestione del consenso, la leadership, la partecipazione, i modelli organizzativi e di presa di decisione, il rapporto col potere e, infine, il loro  contributo alla democrazia.

Accanto, Caterina Avanza ha portato in aula l’esperienza di En Marche, movimento che ha consentito inaspettatamente la vittoria delle elezioni il Presidente Macron in Francia. Un’organizzazione europeista che prevede la possibilità di essere iscritti ad un altro partito (di destra o di sinistra), capace di organizzare in modo leggero la partecipazione degli iscritti ma al tempo stesso di optare per una grande campagna porta a porta per conoscere le preoccupazioni dei francesi.

Tante le questioni che restano aperte all’interno in questa sperimentazione: la parità di genere, il rapporto con gli eletti, le modalità per portare le istanze degli iscritti ai livelli governativi affinché queste abbiano reale peso o siano prese in considerazione.

Infine, una riflessione da uno dei corpi intermedi tradizionali: il sindacato. In particolare da quello dei metalmeccanici dalla voce di Michele Palma (FIOM-CGIL).

Com’è mutato negli ultimi anni il rapporto dell’organizzazione sindacale con le altre organizzazioni politiche, in particolare rispetto ai partiti? Se un tempo in Italia vi era una grande adesione dei gruppi dirigenti e degli iscritti ai partiti oggi non è più così. Invece resta forte l’idea e il convincimento da parte dell’organizzazione di interpretarsi come soggetto propositivo e attivo di cambiamento per il miglioramento della società. Vi è una ricerca costante per coniugare il lavoro e la tutela dei diritti con le grandi sfide di questo secolo come il tema ambientale e della digitalizzazione del lavoro. Questo per promuovere un’azione programmatica che possa contribuire a diversi modelli di sviluppo, relazioni, produzioni più sostenibili ed etici.

Infine, gli studenti sono stati invitati a riflettere sul valore pubblico della contrattazione sindacale che caratterizza il modello italiano, sull’incidenza che invece può avere un rapporto di tipo privato (azienda-lavoratori) tipico di altre tradizioni come quello tedesca e sul tema del conflitto come elemento trasformatore all’interno delle democrazie.

Seconda parte:
Ripartire dai territori

Nel pomeriggio, i territori sono stati al centro della discussione – con riflessioni volte a comprendere come i sistemi possono avere una funzione diversa.

Nicola Capone, Asilo Filangieri Napoli

Capone condivide l’esperienza dell’Asilo Filangieri di Napoli, nato nel 2012 come spazio aperto ai cittadini per gestire in maniera condivisa e partecipata un luogo dedicato alla cultura. Con una prospettiva che definisce ‘situata’, Capone riflette sul concetto di ‘bene comune’,  citando il primo lavoro della Commissione Rodotà, istituita il 21 giugno 2007. “ I beni comuni erano un ripensamento di tutta la dottrina riguardante i beni pubblici”, spiega.

La riforma sui beni comuni era “una riforma strutturale, non una riforma di aggiustamento, perché era una lotta che ripensava gli assetti proprietari del nostro paese”, aggiunge Capone.

Condividendo l’esperienza napoletana, Capone spiega che “gli usi sono fonte di diritto” (art.1, 4 Preleggi), il che significa “riconoscere la capacità auto-normativa di una comunità di uomini e di donne”.

Federica Verona, SUPER Milano – Il Festival delle Periferie a Milano

Verona condivide l’esperienza di SUPER Milano, esperienza biennale di osservazione delle periferie milanesi culminata con un Festival che ha promosso conoscenza e un dibattito diffuso sul patrimonio sociale e culturale di Milano.

Durante il percorso di osservazione delle pratiche cittadine, “per non parlare di periferie calando soluzioni dall’alto”, il team di SUPER ha incontrato 160 realtà e fatto 23 tour alla scoperta di realtà locali: studi di fotografia, centri di supporto a realtà migranti, etc.

L’esplorazione ha ispirato le giornate del Festival: laboratori per costruire un vocabolario condiviso, che hanno messo luce su alcune vivaci iniziative: un percorso ciclabile di 200km attorno alla periferia; il ruolo del 9091, mezzo che unisce il centro alla periferia; spazi informali di ballo.

“Abbiamo imparato molto, discutendo con i singoli individui o con i gruppi, i quali hanno profonda conoscenza dei territori in cui si manifestano”, conclude Verona.

Roberto Covolo, Comune di Brindisi

L’assessore alla programmazione economica e alle politiche giovanili di Brindisi Covolo condivide la recente esperienza dell’Assessorato al Paradiso: per una settimana, trasferisce gli uffici nell’omonimo quartiere brindisino, per incontrare i ragazzi, le associazioni e gli operatori sociali, culturali ed economici.

“Li abbiamo imparato una cosa fondamentale”, spiega Covolo, “per concepire una politica non bisogna agire come un controllore”. Il motivo di questo progetto, alcuni dati chiave: le periferie hanno indicatori socioeconomici in flessione, ci sono 13 multinazionali in una città di 90,000 abitanti, un grande apparato industriale che non rappresenta una prospettiva ma un’ipoteca. “La città si è espansa creando villaggi lontani dalle infrastrutture, pensati originariamente come i luoghi dove sarebbero andati a vivere gli operai ma sono diventati spettrali: sono andati via i servizi pubblici, i consultori, gli sportelli. Il contrabbando finanziava la squadra di calcio.

Con “Assessorato al Paradiso Covolo vuole portare le istituzioni nei luoghi realmente vissuti, invitando i cittadini a uno scambio. “La prossimità è la zolla solida su cui si basa qualunque processo di attivazione: dobbiamo pensare servizi in cui i ragazzi siano alleati per la definizione di strategie”.

Workshop: L’impatto dell’attivazione territoriale, Mirko Balducci

Conclude il pomeriggio il workshop di Balducci, designer e membro di Nefula, laboratorio di futuro prossimo. Balducci avvia il workshop proponendo di immaginare una rapina finta, che accada davvero; la rapina si conclude con un colpo (fittizio) di pistola, che il sorvegliante avrebbe sparato perché quello che per noi è finto, per lui è vero. “L’immaginario è uno strumento potente che puo far attivare nelle persone delle reazioni vere”, spiega.

Con questa premessa, Balducci propone ai partecipanti di dividersi in gruppi e lavorare insieme a una iniziativa esistente a livello locale, e di “performare l’impatto dell’attivazione territoriale”.

L’esercizio di “immaginare i futuri, osservando il presente” si basa su quattro step: il primo, individuare un piccolo evento locale di cui si vogliono narrare gli impatti; il secondo, osservare il presente, quel che accade intorno; il terzo, valorizzare gli impatti; l’ultimo, dar vita a strategie di performazione dell’impatto.

Tra le storie presentate dagli studenti nel corso della restituzione, una Sagra della zanzara nel Ferrarese, la rinascita dei Murazzi a Torino, e altre vivaci storie.

Evening talk: Fu/inding culture, Simona Bielli, NESTA Italia; Paolo Verri, Matera 2019; Seva Philips, Nesta UK; Jane Costello, British Council

L’ultimo incontro della giornata, curato da Nesta Italia, è dedicato al tema della cultura. Come possiamo parlare di nuovi approcci per trovare e finanziare iniziative artistiche con impatto sociale e economicamente sostenibili nel lungo periodo?

Il panel si apre con un intervento di Seva Philips, Nesta UK, che racconta l’esperienza dell’Arts impact funds adottato in Inghilterra attraverso un’azione pilota con l’obiettivo di finanziare iniziative culturali a alto impatto sociale.

Jane Costello, responsabile della conduzione del programma culturale del British Council in Italia per sostenere la collaborazione tra Regno Unito e Italia in campo artistico, scientifico e educativo, racconta la sua esperienza e il suo impegno per rinvigorire il rapporto culturale tra Inghilterra e Italia e guarda al futuro individuando alcune sfide per il nostro paese: attivare azioni per favorire azioni orientate all’inclusività e alla diversità nell’audience e far crescere il settore delle industrie creative.

Emanuele Curti, Fondazione Matera 2019, pone l’accento su quella che considera essere la più grande sfida per il settore culturale oggi: la necessità di ripensare il modo in cui concepiamo e misuriamo il valore. Solo se saremo in grado di misurare il nostro impatto con nuove chiavi di lettura e di prendere in considerazione diversi valori, che non si limitino all’aspetto economico e finanziario saremo in grado di uscire da schemi che stanno creando situazioni di impasse nell’ambito culturale.

Conclude il panel Simona Bielli illustrando la prossima sfida di NESTA Italia: sostenere progetti economicamente sostenibili e con un impatto sociale positivo attraverso un’iniziativa che verrà lanciata nel 2019. NESTA Italia ha dedicato gli ultimi mesi all’analisi dell’ecosistema dell’arte e delle organizzazioni culturali in Italia rilevando grande potenziale. Prendendo ispirazione dall’esperienza inglese, Nesta Italia sta lavorando all’ideazione di uno strumento in grado di sostenere gli attori presenti sul territorio italiano (per raccogliere ulteriori dati a supporto del proprio obiettivo, Nesta ha aperto una survey compilabile a questo link: https://it.surveymonkey.com/r/Arts_Culture)