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Cos’hanno in comune la spiaggia gestita da Addiopizzo, Sconzajuoco, e la Summer School di RENA “Buon governo e cittadinanza responsabile? Leggete l’intervista a Dario Riccobono, presidente di Addiopizzo Travel, e lo scoprirete
 
Dovremo combatterla ancora a lungo, ma non per l’eternità, diceva Giovanni Falcone. E se lo dovranno ripetere ogni santo giorno – con altre parole: parole nuove che diventano gesti e poi, subito, futuro – anche i ragazzi del comitato Addiopizzo, il movimento spontaneo nato a Palermo, nel 2004, da una generazione formatasi all’indomani delle stragi di Capaci
Un movimento il cui esordio, dieci anni fa, provocò un certo trambusto nel capoluogo siculo: un bel giorno, diversi quartieri della città di Palermo si risvegliano inondati da volantini con la scritta “Un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. È solo il primo di una lunga serie di passi che Addiopizzo e la cultura dell’antiracket stanno per compiere in Trinacria. “Perché”, racconta Dario, “ci siamo resi conto che acquistando dai commercianti che pagano il pizzo, forse noi non avremmo mai visto in faccia un mafioso, non gli avremmo mai consegnato i nostri soldi direttamente, ma in realtà, avremmo certamente contribuito a far funzionare un sistema voluto e costruito in quel modo dalla mafia”.
 
Dario è Dario Riccobono, presidente di Addiopizzo Travel, progetto che a sua volta nasce nel 2009 e che oggi diventa compiuto: un tour operator che applica la campagna di Addiopizzo al settore turistico, rendendo partecipi anche i non siciliani di quest’idea di consumo critico: comprare da chi non paga il pizzo significa premiare la sua scelta di ribellione alla mafia e renderla conveniente due volte, ribaltando, così, quello che accadeva fino a qualche anno prima: “Se denunciavi un’estorsione”, spiega Dario, “non solo rischiavi di subire danneggiamenti, ma vedevi i tuoi clienti diminuire a causa del controllo del territorio esercitato dal potere mafioso”.
 
E la storia di Addiopizzo, raccontata in cifre, parla di un movimento che è riuscito a realizzare quel contagio proprio delle rivoluzioni silenziose: 866 negozi aderiscono all’iniziativa, più di 10 mila acquirenti sostengono il comitato con i propri acquisti e 39 associazioni del territorio partecipano alla campagna di sensibilizzazione.
 
“Noi di Addiopizzo Travel organizziamo viaggi, facciamo scoprire un’altra Sicilia, scegliendo esclusivamente fornitori siciliani – alberghi, ristoranti, pizzerie – che non pagano il pizzo e che hanno aderito, dunque, ad Addiopizzo: non solo “viaggi impegnati, come quelli – a scopi didattici – che facciamo con le scuole, ma anche vacanze vere e proprie”. La differenza è sempre la consapevolezza di partecipare a una lotta.
 
È da questa storia – bellissima e sofferta: tante le “porte sbattute in faccia” ma “tantissime le soddisfazioni regalate dalla gente comune, che ogni giorno, da anni, sceglie di partecipare a questa rivoluzione culturale quotidiana” – che nasce l’iniziativa di Sconzajuoco, un tratto di spiaggia libera, attrezzata e gestita da Addiopizzo che l’anno scorso era sul litorale di Capaci e quest’anno all’Isola delle femmine, un Comune in provincia di Palermo che prende il nome dall’isolotto che ha di fronte – Isola delle femmine, appunto – commissariato per mafia: “I Commissari hanno voluto fortemente che l’esperienza di Sconzajuoco si ripetesse anche qui”, sottolinea Dario.
 
Il termine Sconzajuoco ricorda tante cose insieme: letteralmente, in dialetto siciliano,vuol dire “guastafeste” – “è tutto quello che Addiopizzo è stato per la mafia” – e comporta l’opera di “distruggere il gioco degli altri, scombinare le carte”. Ma – particolare importante – non indica solo che una realtà “non è più come prima” ma anche che “bisogna pensare in una maniera nuova”.
Ancora: Sconzajuoco era anche il nome della barca di Libero Grassi, l’imprenditore ucciso dalla mafia per non aver voluto pagare il pizzo, “il nostro modello”, dice Dario, “il cui nome ricorda proprio il legame di Libero con il mare”.
 
L’anno scorso, Sconzajuoco era un “posto abbandonato, una vera discarica a cielo aperto”, un luogo difficile da raggiungere e da godere dunque. “Per noi”, spiega Dario Riccobono, “rappresentava la possibilità, oltre che di recuperare quello spazio, anche di avviare attività all’aperto, organizzare eventi culturali, farne un luogo di aggregazione e – perché no? – anche creativo per giovani e meno giovani”.
 
Oggi, Sconzajuoco non è solo una spiaggia pulita, con sdraio, lettini e ombrelloni, un posto incantevole dove trascorrere una bella giornata al mare, gustare un aperitivo e godersi un tramonto. È molto di più: rappresenta, “un nuovo modo di vivere il mare e la spiaggia. Uno spazio partecipato, sostenibile, inclusivo, accessibile”.
 
La spiaggia gestita da Addiopizzo è, dunque, un luogo aperto alla partecipazione, nella logica della gestione collettiva dei beni comuni: è accessibile ai disabili – “siamo gli unici del litorale di Capaci, muniti di una speciale sedia a rotelle in grado di accedere al mare” – è provvista di un’area giochi e animazione per i più piccoli, e ambisce ad essere molto di più: uno spazio per iniziative diverse, presentazioni di libri, concerti, rappresentazioni teatrali. “Mostriamo alla gente che Capaci non è solo mafia, è anche bellezza, impegno, bene comune, un progetto che si allarga e coinvolge più realtà”.
 
Tutto questo richiede, naturalmente, un grande sforzo, anche economico: “L’anno scorso abbiamo perso circa 20mila euro; quest’anno abbiamo ottimizzato alcuni costi, abbiamo una posizione migliore e partiamo già con diverse prenotazioni”, precisa Dario. Eppure, sostiene “questo progetto può essere interessante anche dal punto di vista imprenditoriale: siamo gli unici che proponiamo “un’offerta di spiaggia diversa, con iniziative particolari e una gestione collettiva”.
“Riusciamo a coprire parte dei costi di gestione con gli introiti realizzati col chiosco bar – che vende solo prodotti pizzo free, vini di produttori che hanno scelto di aderire a Addiopizzo e caffè di una cooperativa che aderisce a Legacoop, e che è stata confiscata alla mafia – “ma non basta”.
 
È la ragione per cui Addiopizzo e RENA hanno avviato insieme una campagna di raccolta fondi che servirà al comitato siciliano per trovare le risorse da investire nella gestione di Sconzajuoco e a RENA per l’organizzazione della IV edizione della sua Summer School “Buon governo e cittadinanza responsabile” , che si svolgerà dal 31 agosto al 5 settembre a Matera. “Abbiamo bisogno di un aiuto da parte delle persone di buona volontà che ci sostengono”, spiega Dario: “Sarebbe davvero come se ciascuno di noi, donando qualcosa, si prendesse cura di ogni singolo granello di sabbia che c’è a Sconzajuoco”.
 
“Proprio qui, nel posto scelto dalla mafia per portare a termine le sue stragi – in cui persero la vita il giudice antimafia Giovanni Falcone, sua moglie e i tre agenti della scorta – l’unica risorsa è il litorale: perché il mare è sempre stato sinonimo di libertà”, dice.
Lo è fin da quando, Dario, ragazzino, seguiva chi era impegnato nelle battaglie per liberalizzare il litorale di Capaci: una storia di successo ma che, ancora oggi, a Palermo non riesce ad attecchire: “la spiaggia di Mondello”, dice, “è ancora vittima di rapine”.
 
Burocrazie, assenza di regole, difficoltà a fare a sistema: quanti ostacoli per continuare a vivere:
Non è facile provare a darsi delle regole in una terra dove non ci sono regole e dove i controlli non sono certo puntuali; dove chi sta accanto a te, il tuo concorrente, invece di ragionare in un’ottica di sistema e lavorare insieme, fa di tutto per distruggerti; dove nessuno emette scontrini o mette in regola i dipendenti, si fa fatica a restare dentro il sistema”, è amaro Dario, ma spiega bene le ragioni per cui “la Sicilia ha difficoltà a decollare dal punto di vista turistico”.
 
Poi, però, succede qualcosa.
Lo capisci dallo sguardo di chi “ti sceglie”, dal gesto ripetuto e non casuale, di chi “comprende la diversità” e la fa propria, dal potere di contagio esercitato dalla cultura della legalità; lo capisci quando le regole diventano patrimonio comune e smettono di essere il faticoso ammonimento di pochi.
“Succede che in un posto in cui fai tanta fatica a fare le cose – quando riesci a farle – le soddisfazioni sono ancora maggiori: la gente che si è innamorata di Sconzajuoco è sempre più numerosa, ci segue in tutto, e ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi”.
 
C’è un’alternativa, dunque, ed è questa la missione di Addiopizzo: “Proporre una nuovo di agire: se inizi tu a fare raccolta differenziata; se metti a disposizione libri per i tuoi ospiti; se poni la regola che le sdraio non vanno messe a riva, perché la battigia deve essere lasciata libera; se metti in regola i migranti – quelli che sono stati portati dagli scafisti attraverso il canale di Sicilia, gli stessi che sono sempre stati sfruttati e sono approdati in questa terra, mezzi morti – e questi ti guardano stupiti perché li fai guadagnare quanto guadagnano i ragazzi italiani – ecco, la realtà – dobbiamo essere certi – può davvero cambiare”.
 
“Quasi mi vergogno a parlare così”, conclude Dario, “perché si tratta di cose talmente ovvie che dovrebbe essere superfluo chiamarle per nome: sono di una normalità sconvolgente. Ma qui la normalità è il gesto più rivoluzionario che ci possa essere”.
E la normalità di Addiopizzo è una rivoluzione bellissima.
Sconzajuoco si raggiunge da Palermo percorrendo l’autostrada Palermo-Mazara del Vallo, uscita Capaci – Isola delle Femmine, e seguendo le indicazioni per il mare. La spiaggia libera attrezzata gestita da Addiopizzo si trova in via dei Saraceni, sul lungomare di Isola delle Femmine, accanto al lido della Regione Sicilia.
 
Intervista a cura di Ilaria Donatio