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lamp bulb tulipsIl discorso sul merito è un refrain recente che, in un paese privo di opinione pubblica, si fa fatica a gestire correttamente. Il rischio è che una parte politica se ne possa appropriare, che possa dipingerlo in maniera acritica e che si scateni, in parti politiche avverse, critiche immeritate, se mal comprese.
Vorrei provare a introdurre nuovi temi: educativi e culturali.
Il merito diventa a mio avviso un discorso socialmente ammissibile se rendiamo possibile a tutti di partecipare alla sfida dei talenti, se ci sono, cioè, le strutture per garantire una formazione di eccellenza. Altrimenti, come affermano da una parte politica identificabile tradizionalmente come “sinistra”, rischiamo solo di consolidare le elite dominanti. E’ proprio per rispondere a questa critica che ho deciso di scrivere questo pezzo, perché per salvare questo paese dalla crisi economica abbiamo bisogno della collaborazione di tutti, e dell’ampia condivisione delle scelte, soprattutto se impopolari.
Quello che possiamo fare come “combattenti per il merito” è diffondere, in maniera trasparente, le ricette che abbiamo sperimentato per formarci. Ok gli appelli, ok le proposte di legge, ma perché non cominciamo ad aiutare chi vuole competere a migliorarsi da subito?
Mi sembra che sia uno dei messaggi di Pionieri: diffondiamo le storie di chi emerge e innova, anche nella ristrettezza di mezzi, impariamo dagli altri.
Nel mio pezzo vorrei andare a un livello più basso e più umano di Pionieri, mi piacerebbe provare a rivolgermi agli adolescenti di oggi che ambiscono a diventare i pionieri di domani. Lo faccio con uno stile franco, perché il rischio, non appena si incomincia a parlare di empowerment (così si chiama, tecnicamente) è di risultare retorici o, peggio, banali.
Lo faccio perché sono convinto che, prima di frequentare i migliori istituti superiori e le università più quotate, prima di spendere migliaia di euro in master all’estero, la materia su cui dobbiamo lavorare a fondo siamo noi stessi, e la nostra forza di volontà.
Lancio un primo elenco di consigli, che vorrei venisse ripreso e allargato dagli arenauti.
Primo: circondatevi di persone in gamba.
Dove le trovate? E’ facile in una grande città, e consiglio a tutti di fare l’università in una grande sede, meglio se frequentando una residenza universitaria.
Non accontentatevi di persone in gamba a voi affini: cercate soprattutto quelli che la pensano in maniera diversa da voi. Il confronto continuo e serrato con persone che sanno ben argomentare ci aiuta a vedere più chiaramente le nostre idee – e a cambiarle, se è il caso.
Cercate di vivere relazioni reali, perché sono più appaganti: animate le associazioni e il volontariato, partecipate a eventi e convegni.
Oggi internet offre comunque delle soluzioni anche a chi abita in piccoli paesi: esistono centinaia di gruppi su Facebook (Startup Italia, Fabber in Italia, Stati Generali dell’Innovazione), su Yahoo, su Google, forum di discussione su tutti i temi degni di interesse. Esistono, infine, diversi social think tank dove esprimere le proprie opinioni e ricevere critiche costruttive.
Secondo: non sfuggite le difficoltà.
In tutto, nell’amicizia, nell’amore, soprattutto nello studio. Non rinunciate perché pensate di non riuscire, perché creerete profezie che si auto-avverano. La novità è sempre difficile. I rapporti intensi sono sempre difficili, ma sono meglio dei rapporti mediocri.
Qualunque ambito ha una curva di apprendimento che gli è propria ed è arduo prevedere a priori come si strutturi, anche perché ognuno di noi è predisposto verso certi domini di conoscenza, non verso tutti. Il rischio, se rinunciate, è che se sapete usare solo un martello, vedrete il mondo fatto di chiodi.
Terzo: imparate a sopportare la fatica e lo stress.
Perché i consulenti sono in larga parte ingegneri? Perché sanno bene come si sopporta la fatica mentale, avendo affrontato esami di matematica e geometria estremamente complessi.
La fatica deve diventare vostra amica. Non spaventatevi, non terminate la vostra attività dicendo “non ne vale la pena, rendo troppo poco”, perché se è vero che a mezzanotte leggete a metà del ritmo, è anche vero che se continuate a farlo, testardamente, nel giro di qualche anno arriverete a studiare tranquillamente fino alle quattro del mattino.
Solo così, se ne avrete la capacità e fortuna, potrete dirigere trattative per centinaia di milioni di euro, ispezioni, crolli in borsa, aziende con migliaia di dipendenti.
Quarto: non innamoratevi delle idee.
Avere idee innovative è bellissimo, e diventa facilmente una droga. Ma un’idea non realizzata rimane lettera morta. Trasformare un’idea in realtà è faticoso, a tratti noioso, richiede moltissime attività collaterali che non danno alcuna soddisfazione. Eppure è l’unico modo per vedere se valete qualcosa. Non lasciatevi tentare dall’idea nuova prima di aver realizzato la vecchia. Portare a termine un’idea vi nutrirà di un efficace “senso della realtà”: è fondamentale in politica e per evitare di essere insoddisfatti; un’imprevedibile strada verso la felicità.
Quinto: inglese e informatica (e, perché no, cinese, arabo…).
Sì, il mondo è davvero globale, si percorre in lungo e in largo sempre più facilmente. Il lavoro si cerca ovunque, perché qui ce n’è sempre meno. Si imparano le lingue sopportando noia e fatica, ma anche con qualche trucco: guardando film in lingua originale, leggendo libri e paper, facendo un Erasmus.
Per informatica intendo saper utilizzare almeno i rudimenti di pubblicazione di contenuti sul web, capire come funzionano le principali tecnologie che impieghiamo e saper cercare informazioni di qualità. Poi… meglio imparare i rudimenti di presentazioni e infografiche, e, perché no?, di fogli di calcolo.
Sesto: umiltà. Non abbiate paura di chiedere.
Non abbiate paura di risultare ignoranti, perché lo siamo tutti, in qualche campo. Non abbiate paura delle critiche, perché sono il più grande aiuto che vi possano dare: sottoponete sempre le vostre opere al giudizio altrui. Chiedete quando non capite, cercate libri introduttivi e informazioni in rete quando vi avvicinate a qualcosa di nuovo oppure contattate un amico esperto e chiedetegli un consiglio.
Settimo: non abbiate paura di sbagliare.
Riprende il punto 4: fate, sperimentate. Sbagliate, fallite! Perché così si impara davvero. Corollario: meglio finire qualcosa di imperfetto che aspirare alla perfezione e proiettarla in un futuro indeterminato. Avere in mano qualcosa di vostro significa poter ricevere commenti, consigli, critiche. Significa migliorarlo costantemente. Non ritenete forte chi non cade mai, ma chi si rialza prima.
 
Ci vediamo tra cinque anni a Pionieri.
 
Andrea Danielli, arenauta
@andreadanielli