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di Fabrizio Damiani – Antenna RENA di Bonn
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Sono entrato in RENA in un momento di grandi cambiamenti per l’associazione e in occasione di due eventi che richiamano all’importanza di partecipare attivamente per cambiare il nostro Paese: il Festival delle Comunita’ del Cambiamento e la quarta edizione della Summer School di RENA.
A pochi giorni dalla scandenza per la presentazione delle candidature per la Summer School, vorrei lasciarvi con questa mia testimonianza nella speranza di vedervi numerosi a questo evento; sicuramente un’occasione da non perdere.
Sono diversi anni che alle Nazioni Unite mi occupo di eleborazione di politiche attarverso strumenti di partecipazione diretta e indiretta. Dal coinvolgimento del personale delle diverse agenzie per la stesura di politiche dirette a gestire le operazioni e i programmi delle stesse, al coinvolgimento dei cittadini, gruppi, organizzazioni della societa’ civile e governi in Africa e America Latina per l’elaborzione di politiche per il convivere civile. Come vedete, si tratta di contesti estremamente diversi; cambia il numero degli attori coinvolti come pure il modo di partecipare. Tuttavia, l’obbiettivo e’ il medesimo: decidere insieme per segnare un nuovo corso, per cambiare. Nella mia esperienza, sono quasi sempre stati due i problemi maggiori legati a questi processi: assicurare la piu’ ampia partecipazione ai processi decisionali e creare dei sistemi perche’ la formulazione collaborative di politiche pubbliche rimanga una costante della vita di comunita’ e non un episodio isolato. Quando guardo al mio paese, mi sembra che le cose non siano molto differenti.
Il fare politica e la partecipazione allo svilippo di politiche vengono confusi e visti come una sola cosa, credendo che la partecipazione si limiti all’esercizio del diritto di voto (elezioni primarie, politiche, amministrative o europee che siano, o consultazioni referendarie). Identificare il rappresentante politico di questo o quel partito rappresenta il fine e non il tramite. La definizione delle politiche pubbliche viene lasciata dunque alle istituzioni e ai partiti ivi rappresentati.
Recentemente abbiamo assistito a tentativi di coilvolgimento della cittadinanza, fino a tentativi di democrazia diretta per mezzo della rete, di internet. Tuttavia, questi tentativi, se pur da apprezzare, non si traducono però in una vera partecipazione attiva della cittadinanza e della societa’ civile. Mancano infatti degli elementi essenziali: la parteciapazione e’ limitata a coloro che hanno accesso a internet, non ci sono sistemi efficaci per l’identifcazione e la mappatura della problematiche da affrontare, e non ci sono momenti di discussione. Tutto o quasi viene ridotto a quesiti preconfezionati da sostenere o meno. E allora?
Bisogna lavorare di più con le molteplici realtà sul territorio. E’ quello che ho fatto nel mio lavoro collaborando a stretto contatto con governi centrali e locali, organizzazioni della societa’ civile, associazioni e gruppi presenti e operanti sul territorio. Tutto e’ iniziato con identificare i miei interlocutori, e creare una maggiore consapevolezza sull’importanza di decidere insieme. E’ stato un lavoro lungo, ma ha portato i suoi frutti generando soluzioni condivise e durature, prese nel contesto di fora di raccordo tra cittadinanza e istituzioni. Gli stessi cittadini, organizzati sul territorio in osservatori, sono divenuti poi parte dei meccanismi per il monitoraggio nell’implementazione delle politiche. Anche se pur con molta difficolta’, credo che gran parte del successo di queste initiative sia stato dovuto non solamente nell’aver creato sistemi di formulazione collaborative di politiche pubbliche; piuttosto nell’aver posto il cittadino, le associazioni e le organizzazioni legate al territorio al centro dei processi responsabilizzandoli. E’ proprio questo, secondo me, che da impulso e interesse alla partecipazione. Certamente nulla di questo poteva essere ottenuto senza l’attivita’ svolta nel costruire una coscienza civile attraverso campagne informative ed educative.
Forse e’ proprio questo che manca nel nostro Paese: c’e’ motivazione, ci sono iniziative, ma sono ancora isolate e non conosciute. E’ per questo che bisogna investire in informazione e formazione. La Summer School di RENA cerca di rispondere a questo bisogno. Vi aspetto dunque a Matera dal 31 agosto al 5 settembre per diventare cosi portatori di conoscenze da condividere con le nostre comunita’ per il cambiamento. Per le iscrizioni, cliccate qui