fbpx

Hanno dichiarato subito che le insegnanti non avevano detto niente, non avevano cioè spiegato cosa sarebbe successo la mattina di sabato 12 novembre. Abbiamo ringraziato le insegnanti per non aver “rovinato la sorpresa”, ma per averla solo presentata. Con il progetto (In)formiamoci Rena è tornata a scuola per ispirare e motivare gli studenti delle quinte classi superiori attraverso il racconto delle storie personali e professionali di noi “arenauti”.
Certo, qualcosa su Rena l’hanno pur dovuta dire, insegnanti e studenti, soprattutto questo ultimi che hanno risposto al questionario nei giorni precedenti l’incontro di sabato. La definizione più fantasiosa è stata “Il ‘rene’ al femminile”.
L’abbiamo proiettata su parete e tutta la sala si è messa a ridere. E che sala: sabato 12 novembre il Liceo Augusto Righi di Roma ci ha ospitato nel villino liberty di via Boncompagni, la sede distaccata, e ci ha dato conferma che il bello è anche utile, necessario, fa bene.
Noi eravamo emozionati forse più dei 140 studenti che ci stavano davanti, in silenzio attenti alle nostre parole, al nostro sguardo, a come eravamo vestiti – “L’imprenditore l’ho riconosciuto dalle scarpe” (ma che scarpe porta un imprenditore? Quelle del nostro amico sembravano un paio di comuni scarpe nere, o no?)“ Perché quello con la sciarpetta al collo non può essere il giornalista?”
Si aspettavano più viaggi e poco ufficio per il giornalista appunto, più soldi per il politico, meno ore di lavoro per il banchiere, hanno chiesto responsabilità e attenzione agli altri per l’imprenditore che, al di fuori del gioco di ruolo, è una piccola donna che vuole diventare sceneggiatrice. Forse.
Forse abbiamo sbagliato, se alla fine della mattinata a molti abbiamo fatto venir voglia di assumere lo spirito dell’imprenditore, anzi dell’artigiano, cioè di costruirsi un pezzo di futuro a partire dalla scoperta delle proprie passioni, da progetti personali non decisi da altri, da obiettivi che
tengano conto di quello che si vuole essere prima di ciò che si vuole fare da grandi. E’ l’Italia di chi coi sogni ci riesce a pagare il mutuo e anche le tasse, che riesce a vivere nelle difficoltà – nessuno è un eroe né un superoe – e a trovare il proprio posto nel mondo e a cambiarlo se necessario. Abbiamo volato alto, ma non torneremmo mai indietro.
La ragazza col maglione a righe e il ciuffo viola ci guarda perplessa, chissà qual è il suo sogno. Li abbiamo salutati proponendoci, per chi lo desidera, come mentori: fratelli maggiori di questi studenti che possiamo seguire a distanza nel loro percorso formativo, professionale e di vita.
Poi, anche se non è suonata la campanella, l’aula si è dispersa. Applausi di ringraziamento e incoraggiamento per tutti. Alla prossima;-)
Grazie ragazzi, grazie preside, grazie insegnanti che ci è parso di vedere commosse.
di Alessia Rapone
L’evento a Roma: tutti i racconti e le immagini

Skip to content