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Pubblichiamo un estratto del discorso di Francesco Luccisano – che da febbraio 2012 ha preso il testimone da Alessandro Fusacchia alla Presidenza di RENA – in occasione della 6° Assemblea Generale dell’associazione (Cologno, 31 marzo – 1 aprile 2012). L’AG6 ha coinciso con il 5° compleanno di RENA, una tappa importante che ci ha permesso di guardare indietro con soddisfazione e avanti con rinnovato entusiasmo. Buon compleanno RENA e in bocca la lupo al neo Presidente!
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Un pò di storia
Cari amici, cosa stavate facendo cinque anni fa di questi tempi? Cinque anni fa di questi tempi undici di noi (io non ero tra questi, non prendetevela con me) si riunivano per formare il più grande generatore di energia che ho mai incontrato. Cinque anni fa nasceva RENA.
Cinque anni sono volati, ma se mettiamo in fila le cose che RENA ci ha reso capaci di fare insieme, sembra incredibile che siano stati solo cinque. Abbiamo costruito una rete di intelligenza collettiva innervata in tutto il mondo, dagli USA all’India. Abbiamo lavorato con le amministrazioni pubbliche più difficili: scuole, provveditorati, province e quasi sempre con successo. Abbiamo portato ai nostri tavoli, a sentire quello che pensiamo, personalità di primo piano del panorama italiano: il vicepresidente del Senato, Il presidente della Fiat, presidenti di Regioni, direttori di banche e giornali.
Abbiamo portato in una città antica e splendida come Matera una Summer School di livello internazionale. Abbiamo inventato modi nuovi di far rivivere territori dimenticati, attraverso esperimenti di intelligenza collettiva. Abbiamo toccato – e forse ispirato? – migliaia di studenti con il nostro programma di mentoring. Ci siamo arrabbiati infinitamente, e infinitamente abbiamo festeggiato insieme. Abbiamo fatto la cosa più bella che un uomo possa fare: dove non c’era niente, abbiamo dato forma alle nostre idee. Lo abbiamo fatto insieme, e non lo avremmo fatto se non fossimo stati tutti noi. Per questo è importante cogliere l’occasione della nostra assemblea per festeggiare la strada fatta e progettare meglio quella da fare. 
Fusacchia
Il primo passo di questa celebrazione non può che essere uno: ringraziare chi ha guidato RENA dall’inizio, Alessandro Fusacchia. Alessandro è stato per me, come per molti di voi, la prima faccia conosciuta di RENA. Posso dirvelo? Io sono ancora convinto che l’unico a non stupirsi tanto a ogni grande successo di RENA sia proprio Alessandro. Perché questi successi lui li aveva in testa, dall’inizio. E li ha perseguiti con tenacia, attenzione e con la capacità di condividerne la pianificazione e i meriti con tutti. Credo sia proprio questa la caratteristica che il mondo chiede ai leader di oggi. Grazie Ale.
RENA verso l’esterno: il mandato di Roma
Questo compleanno ci dà l’occasione per stare un po’ di più insieme, tra noi arenauti. Un’Assemblea più interna, dunque, dopo le ultime che hanno visto una proiezione esterna più intensa. Questo mi dà l’occasione di spiegare, anche, come vedo RENA nel prossimo futuro. All’assemblea di Roma (ottobre 2011) abbiamo deciso cose molto chiare: che non cercheremo di diventare una partito, né un centro studi. Che punteremo a diventare una voce influente del dibattito italiano (attuando la nostra strategia) facendo sempre meglio quello che abbiamo scoperto che sappiamo fare bene: e cioè FARE LE COSE.
Creare dal nulla progetti che restano, darci forza dal gusto della creazione di senso e di legami significativi. Puntare soprattutto sul racconto e sulla formazione, sul dialogo con tutte le generazioni, ma a partire da quelle più giovani: un bacino enorme, che tutto il Paese pare non considerare. È questo ci rende forti. Questo ci permette di parlare all’Italia e di raccontare all’Italia l’Italia che vogliamo. Di una cosa mi sono convinto: neanche noi ci rendiamo conto di quanto siano grandi e belle le cose che facciamo. Neanche io. Siamo modesti, e questo è giusto, ma cerchiamo di essere sicuri di noi, della qualità di quello che riusciamo a fare contando solo sulle nostre forze.
Posizionamento RENA
A questa scelta “politica”, fatta all’Assemblea di Novembre e portata avanti da questo direttivo, mi ricollego per raccontarvi come vedo RENA in questo specifico momento del Paese. È un momento un po’ diverso da quando RENA è nata, nel mezzo della seconda Repubblica. Allora ci trovavamo in Paese bloccato, opaco, irresponsabile, con un deficit enorme in termini di valori. Con partiti che si spartivano il parlamento come fosse affar loro, con aziende non competitive, chiuse in miopie nazionali. Con sindacati retrivi e conservatori. Con un conflitto generazionale latente, in cui i padri goderecci salassavano i figli. Cosa è cambiato? Assolutamente nulla. Tutto quello che ho descritto è ancora qui. Vero?
Ma c’è un minuscolo “ma”, che è utile cogliere per far evolvere il posizionamento di RENA e renderlo ancora più aderente ai giorni che viviamo. La crisi economica ci ha costretti a pensare più seriamente al concetto di cambiamento. Sembra un piccolo passo, ma non lo è. Per la prima volta gli italiani cominciano a pensare a come potrebbe cambiare la loro vita. Se ne parla, e si parla di cambiamenti anche su temi che ci interessano particolarmente, per questioni generazionali: mercato del lavoro, flessibilità, mobilità, giovani.
Forse molti italiani cominciano a pensare che qualcosa cambierà per davvero, chissà se in positivo o in negativo. Ma nessuno è in grado di raccontare come potrebbe essere l’Italia, come potrebbero essere gli Italiani, dopo questo cambiamento. Questo genera paura, incertezza. Pensateci: ogni volta che un membro del governo ha provato a calare nella realtà quotidiana della vita delle persone le proposte di cambiamento che sosteneva- “il posto fisso è noioso”, “sfigati”, “mammoni” – molti italiani si sono arrabbiati. Perché? Forse il motivo è più banale del previsto: perché, per età, storia, esperienze di vita, potrebbero impersonare dei valori, ma non possono impersonare il cambiamento che pure – forse – vorrebbero portare.  
Ecco perché RENA serve all’Italia, ADESSO
Gli arenauti quei cambiamenti li hanno già vissuti. Pensateci: i racconti delle vostre esperienze di vita sono un’infografica vivente di quel cambiamento di cui oggi si dibatte come di un oggetto misterioso.  Dei suoi aspetti positivi: parlo tante lingue, mi adatto rapidamente al cambiamento, riesco a collegare facilmente il locale col globale. Di quelli negativi: lavoro da cinque anni e riesco a malapena a pagarmi una casa in affitto. E di quelli semplicemente diversi dal passato: ho cambiato, in dieci anni, sei città, dieci case, cinque lavori. E sono ancora vivo, seppur fortemente raffreddato.
Io in questo vedo il ruolo di RENA nel nostro paese, in questo momento storico. Noi siamo capaci di raccontare il cambiamento. L’abbiamo vissuto, ne abbiamo vista l’anteprima, ne conosciamo i rischi e i vantaggi. Gli argonauti arrivarono ai confini del mondo per tornare col vello d’oro. Gli arenauti hanno vissuto il cambiamento di questo primo scorcio di millennio, e tornano, attraverso i progetti di RENA, per raccontarlo, nelle sue mille sfaccettature. E raccontandolo, il cambiamento lo fai succedere.
Non sarà il vello d’oro, ma è un bel regalo che possiamo fare al nostro Paese.