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Il 6 febbraio alcuni membri di RENA hanno partecipato all’evento TN2020 tenutosi a Roma, nella splendida cornice di Villa Wolkonsky. “TN 2020” sta per Transatlantic Network 2020, un’iniziativa del British Council per i giovani tra il 25 ed i 35 anni finalizzata a rafforzare i legami tra l’Europa ed il Nord America attraverso la creazione di un network di giovani leader.
L’evento, introdotto da Edward Chaplin, Ambasciatore britannico in Italia, David H. Thorne, Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, James Fox, Ambasciatore canadese in Italia, Christine Melia, Direttore del British Council in Italia ed Alessandro Fusacchia, Presidente di RENA, si è poi dipanato in due sessioni, una sull’attuale trend della relazione transatlantica, moderata dall’ex direttore dell’Economist Bill Emmott e l’altra sull’impresa sociale e le nuove tecnologie, moderata dal giornalista Frediano Finucci. [//]
Nel corso della prima sessione i diversi interventi hanno condotto ad una descrizione delle relazioni tra Europa e Stati Uniti paragonabile ad un matrimonio poligamo, in cui gli USA si ritrovano “sposati” a 28 mogli: i 27 stati dell’Unione Europea più l’Unione stessa. E’ risultato evidente che gli USA non trovano nell’Europa un interlocutore unico e che questo rende necessariamente la relazione transatlantica frammentata. Ciò è evidente anche sullo scacchiere internazionale, dove raramente emerge una chiara posizione europea, come nell’attuale caso dell’Iran, mentre invece emergono prepotenti le posizioni individuali di diversi membri e della società civile. Nel corso della sessione non sono mancati accenni importanti relativi al ruolo del Presidente Obama, soprattutto in relazione alle enormi aspettative che quest’ultimo ha creato non solo in ambito domestico, ma anche internazionale (un caso tra tutti, l’attribuzione nel 2009 del Premio Nobel per la pace) e il dubbio sul fatto che Europa e Stati Uniti abbiano un sostrato di valori realmente comune (con la menzione delle discordanti posizioni verso la pena di morte, il ruolo della religione nella società ed il controllo delle armi).
La seconda sesione si è aperta con un’interessante definzione di “economia etica” da parte del Professor Adam Arvidsson, che ha fatto riferimento ad una rivoluzione silenziosa nel mondo del business, dove stanno prendendo piede sempre di più i concetti di Open Source, Open Business, Open Manufacturing ed impresa sociale che trasformano il modo in cui si fa impresa. Un’economia non più basata sul lavoro, come è stata l’ultima economia capitalistica, ma sull’abilità di costruire relazioni sociali eticamente significative”. Il concetto di economia etica è dunque legato anche al discorso ecologico, enfatizzato da Zanchini di Legambiente e a nuovi modi di attuare un processo partecipativo, attività della società canadese MASS, che fornisce consulenze ad aziende e governi affinchè possano approfondire e migliorare il modo in cui si interfacciano e consultano con i cittadini. Non a caso al centro di questa seconda sessione sono emerse le persone, non i governi o le istituzioni. Come ha detto Tim Jones, di FutureAgenda, un programma finanziato dalla Vodafone per dare risposte alle sfide dei prossimi dieci anni: ” governments rarely lead. They often follow”. Ed è dunque da un impegno delle persone che metta al centro le persone che il cambiamento può avere luogo.

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