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RENA Summer School 2019 giornata 1 – Quale Cambiamento?

Pensando alla Summer School 2019 la domanda che ci è venuta più spontanea è stata: quale cambiamento vogliamo per la nostra società e per il nostro pianeta? Quali scelte, metodi e pratiche possiamo adottare e agire? Mai come oggi la parola “cambiamento” necessita di aggettivi che ne definiscano il senso e la direzione. Politici e attori sociali si appellano continuamente al concetto di “cambiamento”, come fosse un valore in sé e per sé.

In apertura della Summer School l’aula identifica il cambiamento prevalentemente come miglioramento, coraggio, innovazione, futuro.

Stefania Paolazzi (RENA) introduce il programma della scuola “un intreccio di voci di diversi ambienti con un respiro ampio”:

  • perché cambiare? qual è il contesto da cui partiamo per proporre il cambiamento? quali sono le sfide più urgenti del nostro tempo? quali le prospettive – anche teoriche – che possono aiutarci ad immaginare un futuro diverso?
  • con chi e come cambiare? quali sono gli attori che possono favorire un cambiamento democratico e più giusto? che cosa servirebbe a questi attori per essere più efficaci? quali processi servono a favorire un cambiamento partecipato da diversi attori, collettivo?
  • per chi cambiare? a quali bisogni deve rispondere il cambiamento? a chi deve essere rivolto? quale cambiamento favorisce che le fasce della popolazione più fragili possano beneficiare di un miglioramento delle proprie condizioni di vita?
  • quale società immaginiamo? come immaginiamo i luoghi, le relazioni, la vita dei singoli e delle comunità nella società che vorremmo? se potessimo scattare una fotografia quale volto avrebbe?
  • come traduciamo il cambiamento nei contesti che abitiamo? quali possono essere le strategie per favorire processi di cambiamento concreti e visibili? quali alleanze possiamo attivare per avere un maggiore impatto?

Con questa serie di interrogativi non da poco sul tavolo, si apre “la prima scuola di RENA che si svolge durante una crisi di governo” con un messaggio congiunto di benvenuto da parte di Tommaso Goisis – Presidente di RENA – e di Emanuele Curti di Fondazione Matera Basilicata 2019.

Primo intervento: Nicola Capone – Università degli Studi di Salerno

L’approccio di stampo filosofico di Capone parte dal cambiamento con la persona al centro. Ci si chiede se sia ancora possibile poterci concedere la speranza di trasformare il mondo. “Por dondrè saldrà el sol/ da dove sorgerà il sole?” Il cambiamento che parte dall’individuo si basa sul riconoscere la propria vulnerabilità: “il presente diventa una realtà animata da profonda tristezza se non riesco ad immaginare un futuro”. Il momento storico non aiuta e dal futuro come promessa si passa al futuro come minaccia; “abbiamo una crisi nella crisi, il massimo di potenza di trasformazione e il massimo di potenza di annientamento”.

Chi non ce la fa e si arrende, finisce per vivere una sorta di “emigrazione silenziosa dentro se stesso” perché rinuncia al mondo dato che non riesce a cambiarlo. Per cui non può esserci cambiamento senza un cambio di prospettiva che implichi un rapporto diverso con lo spazio che “non è più di fronte a me, ma è me”.

La consapevolezza della vulnerabilità e dell’interdipendenza si trasforma nel dovere verso il “vivente”, inteso come persone e pianeta. Capone cita J. Butler: “Dire che ciascuno di noi è un essere vulnerabile significa ribadire la nostra radicale dipendenza non solo dagli altri, ma da un mondo che ci supporta e che deve essere in grado di farlo.” Per dirla con Chandra Livia Candiani “Di guerrieri indifesi /ha bisogno il mondo/ di sacra ira /di occhi spalancati”

Secondo intervento: Valentina Brinis – Presidente di Be pop e Head of projects di Open Arms Italia (in collegamento telefonico da Lampedusa)

Open Arms nasce nel 2015 come costola di società di soccorritori che lavoravano sulle coste spagnole: Brinis ci ha ricordato come il progetto Open Arms nasca da una domanda disarmante di un bambino, che dopo aver visto la foto del corpo di un bambino come lui deceduto su una spiaggia turca, ha chiesto al padre che si occupava di salvataggi in mare che cosa si potesse fare per queste persone.

Brinis, letteralmente appena scesa dalla nave che ha tratto in salvo centinaia di persone in difficoltà, ci ha regalato questa testimonianza: “In riferimento alle vicende di questi ultimi giorni, mentre eravamo in acque internazionali, è arrivato il decreto di 3 ministri – dell’Interno, della Difesa e dei Trasporti – che diceva che non eravamo autorizzati allo sbarco. Dopo 18 giorni in mare le persone a bordo vedendo a sole 20 miglia dalla barca l’isola di Lampedusa non sapevano se l’avrebbero mai raggiunta, 12 persone hanno cercato di raggiungere la costa a nuoto, 4 di questo sono stati ricoverati con sindrome da annegamento. Abbiamo scelto comunque di non forzare e di cercare in tutti i modi di sbloccare la situazione, il procuratore di Agrigento ha inviato degli psicologi con la Guardia Costiera che, verificate le condizioni realmente difficili, ha emesso un decreto per autorizzare lo sbarco sulle coste di Lampedusa.”

Tutte le persone che lavorano a bordo a terra hanno solo due obiettivi: monitorare quello che succede nel tratto di mare denominato cimitero del Mediterraneo e salvare delle vite. Il cambiamento viene di conseguenza.

Terzo intervento: Eugenia Carfora – Dirigente Scolastico Istituto Superiore F. Morano di Caivano

Carfora apre con le parole chiave che hanno guidato il percorso di cambiamento degli studenti del Parco Verde di Caivano, nella cosiddetta Terra dei Fuochi: Carità, Determinazione, Lealtà, Legalità, Giustizia, Rispetto, Onestà, Sacrificio, Speranza, Umiltà.

Una testimonianza che riporta ad un lavoro fatto sul campo “In alcuni luoghi l’esserci già fa la differenza, è già un segno di cambiamento”.

L’energia di Carfora, che non si limita ad amministrare una scuola ma si sente responsabile della vita che le gira attorno, diventa motore di cambiamento per i suoi studenti che vivono una realtà territoriale estremamente difficile: “Quello che conta non è quello che studiate, è quello che riuscite a dare agli altri. Abbiate il coraggio di pensare ma abbiate anche il coraggio di aiutare gli altri a pensare.”

Il suo lavoro sul campo, giorno dopo giorno, va oltre la dimensione progettuale. “Che cos’è un progetto: un progetto è un’emergenza. Un progetto non fa la differenza, è la sistematicità delle nostre azioni a fare la differenza.

In modo spontaneo e coinvolgente, Carfora sintetizza: “Così si cambia il mondo: si cambia con i propri gesti!”

Nel talk serale: Antonio Aloisi di RENA ha intervistato Gregorio De Felice – Chief Economist Intesa Sanpaolo sul ruolo dell’Italia nel contesto dell’Europa, in questo momento di cambiamenti interni ed esterni. De Felice, in modo lucido e puntuale, prevede un’Europa meno focalizzata su temi finanziari e più attenta su temi ambientali, giovani e innovazione.
La sfida, per esempio, è rendere gli investimenti ambientali economicamente convenienti e profittevoli, una direzione che è già stata intrapresa. Per raggiungere questo obiettivo, che riguarda anche la dignità del lavoro e la riduzioni delle diseguaglianze, serve che ciascuno, anche il credito e la finanza, facciano la propria parte. De Felice cita, come esempio, la lettera di Larry Fink, CEO di Blackrock, a tutte le aziende in cui investono per invitarle a fare la loro parte nell’affrontare le tematiche ambientali e sociali del presente.
Intesa Sanpaolo è, anche quest anno, sponsor della RENA Summer School.

Questo articolo è un lavoro di intelligenza collettiva di: Francesca De Finnis, Giuseppe Ciarliero