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Il quarto e ultimo giorno della Summer School. Quella mattina in cui ci si sveglia già pensando alla malinconia che ti assalirà il lunedì successivo, quando sarai probabilmente lontano da Matera e i Sassi ti saranno già entrati nel cuore.

È la giornata dedicata ai vaccini, la cura che dobbiamo ancora scoprire ma con la quale si può cambiare in maniera strutturale il nostro pezzo di mondo e provare a invertire la rotta.

 

ll potere e la politica: come si crea il consenso e come nascono i movimenti
Alessandro Coppola, Politecnico di Milano
Davide Agazzi, esperto di politiche innovative

L’azione sociale non é qualcosa che si improvvisa” Davide Agazzi

La mattinata dell’ultimo giorno della scuola si apre con una tematica non proprio da relax domenicale ma indispensabile per comprendere l’innovazione e il cambiamento: una percorso teorico e di approfondimento su come funzionano e nascono i movimenti e come si raccordano con il potere e con la politica. Ad introdurre la vicepresidente di RENA, Stefania Paolazzi; protagonisti della lezione /conversazione Davide Agazzi, esperto di politiche innovative e Alessandro Coppola, Politecnico di Milano.

Comincia Coppola, curatore con, Mattia Diletti, dell’edizione italiana di Radicali, all’azione! Organizzare i senza-potere di Saul Alinsky, finalmente tradotto in italiano.
Coppola illustra come il libro di Alisky spieghi molto bene il modo in cui gruppi sociali subalterni riescono a legittimarsi e come accedono al potere: molto noto negli Stati Uniti, il libro di Alinsky è invece poco conosciuto in Europa e ancora meno in Italia, ragion per cui si è adoperato per farlo tradurre.Il lavoro sintetizza quarant’anni di riflessione e di pratica come community organizer, a Chicago in particolare, che Alisky conosceva bene perchè ci era nato, ci aveva vissuto e lavorato. L’attivista ha dedicato molto della sua vita a studiare il modello di community organizing in tutti gli Stati Uniti, dalle battaglie contadine e operaie, a quelle degli afroamericani per i diritti sociali e civili. Il metodo di Alinsky diventerà un pilastro delle politiche partecipative in molte città americane: l’attivista democratico deve fare crescere i subalterni. Se, infatti, dai ai subalterni più potere, rendi la società meno diseguale. Quando una comunità è indifesa, c’è bisogno di qualcuno che la mobiliti e smuova la situazione. Il lavoro di formazione è lungo e non si improvvisa: bisogna rispettare i costumi della comunità scontenta, studiarne la composizione, le dinamiche, ascoltarne i problemi e soprattutto bisogna convertire lo scontento in forme di protesta unitarie e organizzate. Il libro non è di semplice lettura ed è molto enfatico ma offre una serie di indicazioni di qualità sull’organizzazione dei movimenti, dalla percezione alla rappresentazione degli interessi di questi gruppi subalterni. Un altro aspetto molto interessante del pensiero di Alisky che emerge nel libro/manuale è come collegare questi interessi a quelli di altri gruppi sociali poiché – oramai lo sappiamo, nessuno si salva da solo.

Davide Agazzi, esperto di innovazione sociale, concorda: l’azione sociale non è qualcosa che si improvvisa. E passa ad illustrare il Sunrise Movement, un altro modello fondamentale per capire la genesi dei movimenti come i no global.

Come organizzare grandi mobilitazioni? Quali le tattiche? Per creare movimenti di massa devo cambiare come pensano le persone, devo far passare dei concetti nell’opinione pubblica, creare delle simbologie per costruire il consenso. Per le mobilitazioni di massa devo cambiare le regole e per farlo devo attirare i media e risorse diverse.

Agazzi spiega nel dettaglio il caso del Sunrise Movement raccontando, oltre ai principi organizzativi anche tutta la genesi e storia cui corrispondono le diverse fasi, e passaggi per far comprendere alla classe soprattutto il gran lavoro di pianificazione e di formazione che ci sta dietro: spiega cosa è il movimento in generale, poi la polarizzazione dell’opinione pubblica e la mobilitazione di massa; infine il modello organizzativo basato su unità di intenti e, allo stesso tempo, autonomia di azione. Dal sit in nell’ufficio di Nancy Pelosi alla creazione della commissione sul climate change, quando il tema riesce ad entrare nelle agende politiche.

Un vera e propria lezione di politica molto appassionante in cui Agazzi cita e spiega anche la teoria della finestra di Overton, dove appunto si cerca di far entrare dalla finestra anche cose che prima sembravano inarrivabili e inaccettabili: il percorso in cui viene condotto l’attivista è inizialmente poco radicale e cresce fino a portarlo a fare cose sempre più gravi, come farsi arrestare: nella formazione e all’indottrinamento si socializza l’arresto come cosa accettabile. Infatti il movimento è stato incubato dal 2015 al 2017, con azioni radicali ma non violente, con una strategia chiara e condivisa che l’attivista accetta.

Le domande dall’aula sono tante anche se il tempo a nostra disposizione scarseggia ma la riflessione sulla situazione nel nostro paese ora appare ancora più chiara: in Italia ci sono tantissime organizzazioni che però non hanno saputo reinventarsi, sprecando tempo e soldi per riprodurre schemi passati. Il tema sarebbe da porre allo Stato: servirebbero risorse per costruire un empowerment collettivo; le istituzioni e i partiti non lo fanno più e nel vuoto che si è creato c’è spazio per fare qualcosa di nuovo conclude Agazzi. Le sardine sono state un fenomeno interessante ma sono nate per combattere qualcosa, in questo caso la Lega, ma una volta “vinta” questa battaglia non hanno nulla di propositivo e di positivo da chiedere. Un deficit di proposta e di richiesta italiano ancor più che europeo su cui c’è tanto lavoro da fare.

 

Politiche attivanti e politiche detonanti – Restituzione laboratorio a cura di Social Seed, Guglielmo Apolloni e Sara Lauro di Social Seed

 

Nel giorno conclusivo della Summer School, Guglielmo Apolloni e Sara Lauro di Social Seed hanno ripercorso le tappe del workshop che ha accompagnato gli studenti e le studentesse durante tutto il percorso.
Particolare attenzione è stata posta al processo che, strutturato in fasi divergenti e convergenti e contaminando pillole teoriche e strumenti propri del narrative design, del design sistemico e del policy design, ha condotto agli output, la qualità dei quali ha mostrato ancora una volta come l’intelligenza collettiva, se ispirata e guidata, sia sempre in grado di rispondere a sfide complesse, in tempi rapidissimi.
A partire da una sfida introduttiva, pensata in coerenza con il tema della Summer School di quest’anno, il workshop ha preso avvio dal racconto, sotto forma di intervista a coppie tra gli studenti e le studentesse, di quanto di positivo hanno potuto osservare durante i mesi del lockdown, e dal quale ciascuno ha estrapolato segnali deboli e macrotrend sui quali sono stati costruiti gli scenari desiderabili, ma anche i loro opposti. Dalla polarizzazione di scenari possibili ed “estremi” e dal posizionamento, rispetto a questi, della “vecchia” e della “nuova normalità” desiderabile, gli studenti e le studentesse hanno eletto quello sul quale concentrarsi tra i possibili scenari futuri, rielaborati attraverso il linguaggio della narrativa, che è stata intesa con la specifica funzione di “chiamare all’azione”. Divisi in gruppi, gli studenti e le studentesse hanno poi lavorato sullo stesso scenario condiviso ed immaginato un “artefatto” che potesse costituire un primo possibile passo da compiere per contribuire alla realizzazione dello scenario desiderato.
Lo scenario che gli studenti hanno immaginato per il futuro, vede scomparire le disuguaglianze grazie alla collaborazione tra gli enti pubblici, le imprese, l’associazionismo e i cittadini ai margini: una visione della società che sottolinea il la forte presenza di capitale sociale e umano, che solo così organizzata è in grado di affrontare i problemi complessi con i quali l’umanità sempre di più dovrà misurarsi.
Matching domanda/offerta di lavoro e capacitazione delle minoranze, promossi da enti locali con il coinvolgimento attivo di imprese, cittadini ed enti di formazione; condivisione di know how e buone pratiche tra enti locali; crowdfunding per sensibilizzare i cittadini perché facciano anche pressione sugli enti locali; patti di collaborazione tra cittadini attivi ed amministrazioni comunali.
Queste le policy e le attività attivanti, questa la cura che gli studenti hanno immaginato.

 

Scenari macroeconomici: Quale cura per l’economia? – Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo

Le crisi colpiscono sempre e in primis i giovani, che ricevono meno servizi e contribuiscono alla spesa pubblica come se non più degli anziani.” Gregorio De Felice

Conclude come sempre la nostra scuola Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa San Paolo: la persona che – insieme all’istituzione bancaria che rappresenta – rende possibile la scuola, che segue con attenzione dalla sua nascita, ormai dieci anni. Per le studentesse e gli studenti della scuola, questo speech finale é soprattutto l’opportunità di poter incontrare e interloquire con una persona di raro valore, capace di trasmettere con chiarezza e semplicità concetti economici anche complessi e soprattutto capace di anticipare con altrettanta chiarezza e lucidità gli scenari economici del futuro. Ad intervistarlo Francesca Galli, socia a bordo di RENA fin dalla nascita e che ne ha visto l’evoluzione in questi dieci anni. Un momento di festa e di commozione per entrambi , inutile negarlo, anche per tutti i soci e  le socie e gli studenti e le studentesse, forse ancor più per il coraggio di essere riusciti a realizzarla in presenza malgrado l’impennata dei contagi proprio in questi giorni.

La discussione entra nel vivo: il tema è cruciale lo sappiamo. Quali sono gli scenari macroeconomici e quale cura possiamo immaginarci per l’economia, dopo o meglio durante Covid 19? Come uscirne? Quale il ruolo delle banche? In che misura la pandemia può essere vista, nella tragedia, anche come opportunità? Domande non semplici cui De Felici risponde con fluidità che lo contraddistingue e individuando tra parole chiave accomunate dall’iniziale della erre: recessione ripresa rischi.

La recessione fortunatamente é stata circoscritta nel tempo e ora si intravede già la ripresa – ad eccezione di alcuni settori come la cultura e il turismo – anche se il rischio pandemico di un rafforzamento del contagio, già sotto gli occhi di tutti non potranno non ripercuotersi sulla previsioni economiche globali. Anche De Felice ipotizza, come molti analisti del settore, restrizioni parziali più leggere del lockdown, ma inevitabilmente si ridurrà il commercio internazionale, con le ripercussioni del caso. Gli economisti si stanno concentrando tutto sul 2021 che è il momento in cui realmente si capiranno gli effetti, anche in termini di perdite percentuali, sulla crescita mondiale. Anche i mercati si concentrano meno sulla fotografia ma su quello che potrà essere la fotografia nel 2021, quando si spera che l’economia avrà recuperato. Sicuramente l’aspetto positivo dal punto di vista economico è la generazione di risparmi che questa situazione ha portato: di fronte alla paura la gente spende di meno e i conti della banche si sono gonfiati di risparmi. Quando poi passerà la paura e ci rassereniamo, come è successo quest’estate, spendiamo per festeggiare. “Tutti tranne mia moglie” scherza de felice che nell’incertezza del futuro preferisce spendere sempre e comunque.

Certamente è importante sottolineare un concetto nel 2021 saremmo ancora molto sotto la soglia del 2019 e ci vorrà molto tempo per recuperare.

La seconda parte del discordo di De Felice lascia intravedere una speranza e indica delle direzioni da perseguire: da un lato il capitale umano e in particolare i giovani dall’altro l’ambiente. I giovani sono da sempre la categoria più colpita dalle crisi non sono la questa: si pensi solo all’interruzione degli stage, al calo delle assunzioni che frena di conseguenza il potere innovativo e competitivo delle aziende.

I giovani meritano sicuramente una politica ad hoc e che sia meglio di questa: la situazione degli asili nido e delle scuole durante il covid lo hanno dimostrato chiaramente. Differenziare la tassazione e alleggerirla per i giovani è un tema non più procrastinabile per il sistema mondo. Ci confida che in Italia qualcosa in questo senso si sta muovendo e si dice speranzoso. Un secondo tema su cui mantenere desta l’attenzione, spostando lo sguardo sull’Europa e il tema dell’economia del green e dell’economia sostenibile, tema assolutamente interconnesso con il capitale umano e i giovani perchè proprio attraverso questo tema è possibile riallacciare il discorso , oramai interrotto, tra questa fetta della popolazione e le istituzioni. Il verde è la strada da percorrere, tema su cui l’Italia conta già molte eccellenze: i paesi che lo capiranno per primi sono destinati a diventare leader mondiali e i paesi che meno ci hanno badato in questi anni come stati Uniti Cina e India saranno presto costretti a ritornare sui loro passi.

De Felice è ormai in dialogo con gli studenti e le studentesse che al quarto giorno di scuola hanno perso ogni timidezza nei confronti dei docenti e dei relatori, anche se fortunatamente non ne avevamo molta neanche il primo giorno e hanno saputo sfruttare ogni opportunità di dialogo con i relatori: per citare solo alcuni dei temi discussi l’ascensore sociale, il diritto allo studio, il freno della burocrazia.

Il messaggio finale di De Felice è netto e di speranza: ci vuole una crescita inclusiva e sostenibile e questi concetti stanno entrando nelle agende politiche ed economi di tutto il mondo.

Forse per questa speranza siamo tutti qui: socie e soci, studenti e studentesse, relatrici e relatori. Giunti alla fine di questa intensa decima edizione della scuola, torniamo a casa sperando che un’immagine nella nostra mente non si dissolva. Siamo tutti in piedi, distanziati, con le mascherine, ci applaudiamo e ci ringraziamo a vicenda. Le mascherine non ci hanno tolto il fiato, le parole, il respiro. Sono servite oltre che alla sicurezza anche a mascherare, almeno in parte, la commozione del presidente Tommaso Goisis quando ha preso la parola per chiudere i lavori. Nel cortile quadrato delle Monacelle con il cielo blu blu e l’erba verde verde, visti dall’alto, magari da un drone, saremmo sicuramente sembrati una curiosa installazione umana da vedere.

La decima edizione della Summer School finisce qui. Al prossimo anno.

 

Questo articolo è un lavoro di intelligenza collettiva di Augusta Giovannoli (Popi) e Sara Lauro. Qui trovate tutte le foto della giornata.

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